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Padre Giacomo Grasso ricorda P Marco PDF Stampa E-mail
Padre Giacomo ha ricordato Padre Marco su Scoutismo in Liguria e su R-S Servire

 Su Scoutismo in Liguria di Febbraio '94

PADRE MARCO VOERZIO, o.p.

IN MEMORIAM

Dagli anni '50 agli anni '70, padre Marco Voerziofu uno dei grandi A.E. degli scout e delle guide in Genova. Con don Pastorino, l'Abate Quaglia, padre Gaspare, padre Lucio, tutti ormai tornati alla Casa del Padre, egli impersonòla figura dell'Assistente Ecclesiastico come lo scoutismo dei cattolici. Sempre presente accanto ai capi, mai a "dettar legge" ma a consegnare la Parola di Dio usando, come strumento, quella che fu definita "la Parabola scout".
Padre Marco Voerzio è morto a Taggia il 12 dicembre scorso. Era nato ad Alba nel 1918. Entrato nei Frati Predicatori (Domenicani) fu ordinato prete  nel 1942. Perfezionati gli studi a Roma con un dottorato in Missionologia fu in un primo tempo in Libano. Richiamato in Italia, fu assegnato al convento di Santa Maria del Castello in Genova dove restòfino al 1976 /dal 1952). Tutti questi 24 anni furono dedicati all'insegnamento della Religionepresso un Istituto superiore per periti e agli scout e alle guide di diversi gruppi dell'ASCI e dell'AGI. Seguì da vicino branchi e cerchi, riparti, clan e fuochi.
Introdusse nel suo fuoco di Castelletto Rosanna Benzi. Col fuoco la preparò alla Promessa, all'Impegno e poi alla Partenza. Rosanna fu per almeno due anni, con lui, aiuto capo fuoco: questo dal '62 al '69.

A livello nazionale, Padre Marco si impegnò nei Foulards Blancs, andando numerose volte a Lourdes e a Loreto.Fu nello staff di molti campi scuola di branca rover, lui che aveva partecipato, a metà degli anni '50, alla rifondazione e alla riqualificazione del roverismo in Italia.
Il suo materiale pedagogico, sempre accuratamente preparato (aveva schede su schede riguardanti attività-Fede le più svariate) fu utilizzato molte volte anche se pubblicazioni, come usava allora, non riportano il suo nome ma quello generico dell'Assistentato.
Ha continuato a seguire, sino alla fine, gruppi di scout ormai adulti e altri gruppi di famiglie. E anche per questo molti lo ricorderanno, e non è male che sappiano di lui anche i capi e gli A.E. più giovani che possono così rendersi conto di una storia e di tante importanti radici.

Giacomo Grasso, o.p.

 

Dalla Rivista R-S SERVIRE  - N° 2 Aprile giugno 2005 tutto dedicato a

I   N O S T R I   M A E S T R I
Fra Marco Voerzio, domenicano

(La Morra, Cn, 1918 – Taggia, Im, 1993)

Ferdinando, Nando, in famiglia, entrò nel piccolo seminario (Collegino) dei Domenicani a Chieri. Vi fece poi il Noviziato. Studiò a Torino e a Chieri. Fu ordinato prete nel 1942. Fece a Roma un Dottorato in Missionologia. Fu
mandato a Beyrout, in Libano, dove insegnò nel Liceo Italiano. Vi stette fino al 1952.
Fu trasferito a Genova. Lì incontrò lo scautismo che, insieme all’insegnamento della Religione in un Istituto per Chimici, fu il grande impegno della sua vita. Lavorò nell’ASCI e nell’AGI fino al suo trasferimento a Taggia, nel 1976.
Mantenne di là i suoi rapporti con ex scout che si incontrano stabilmente, da quasi trent’anni ogni quindici giorni.
Ma aveva altri due gruppi di coppie adulte, così riempiva la sua trasferta genovese. Continuò ad insegnare religione. Si
ammalò gravemente e per una decina d’anni subì la distruzione delle sue ossa. Ossa che lo avevano reso un valente alpinista. Aveva scalato da solo il Cervino. Fu lui a far coinvolgere intorno a Rosanna Benzi, la ragazza che è vissuta
per oltre trenta anni nel polmone di acciaio, che ha fondato la rivista Gli altri, che è divenuta un punto di riferimento per tanti diversamente abili, decine di scout e di guide. È stato lui a prepararla alla promessa scout. Lui ad inserirla nel fuoco di Castelletto, Genova. Lui ad aiutarla a partecipare all’attività del fuoco.

Nonostante le mille occupazioni si recava ogni giorno, con la sua vecchia Vespa, a trovarla all’Ospedale. Padre Marco è
stato per scout e guide un punto di riferimento. Preparava le sue attività di AE come un altro avrebbe preparato una
lezione universitaria. I Campi estivi, dalle Vacanze di Branco alle Route, come fossero stati Esercizi Spirituali.
Non tralasciava lupetti e coccinelle. Serviva le Unità di cui era AE, unità di un gruppo e un ceppo, con impegno costante. A scuola era ben conosciuto da docenti e studenti per il suo rigore. Non abbandonò i suoi studi del mondo islamico che aveva iniziato con una tesi di Dottorato su Guglielmo da Tripoli di Siria, un domenicano di metà ‘200,
missionario tra i mussulmani. Scrisse diversi lavori su Maria nel Corano.

Nello scautismo fu presente anche a molti campi scuola di branca rover, capo campo Nando Paracchini.Visse con difficoltà il ’68 e gli anni successivi, ma fu fedele all’ASCI e poi all’Agesci. Partecipò a due Jamboree, quello negli Stati Uniti e quello in Inghilterra nel 1967 per il Centenario della nascita di B.-P. Ha aiutato diverse vocazioni religiose maschili e femminili.Vero maestro di vita, ha diretto la strada di molti, sia quando faceva strada lui per primo, in montagna, sia quando, a causa della malattia, non riusciva quasi più a camminare ma, aiutato, riusciva, comunque, ad essere presente nelle sue comunità di coppie adulte. Queste continuano a vedersi anche se lui non è più con loro da dodici anni. Padre Marco è stato per me colui che mi ha fatto conoscere l’Ordine dei Frati Predicatori, l’Ordine nel quale sono entrato, finita l’università.

Mi è stato maestro in quell’anno e mezzo che è servito a che mi preparassi al Noviziato religioso, così eguale, e così
diverso, dal noviziato rover. Da lui ho capito chi ero e chi potevo essere. Dalle sue parole, da quel che mi ha fatto leggere (La vita di San Domenico, del Vicarie, Come loro, di Voillaume, gli scritti spirituali di Clerissac), da quel che mi ha testimoniato come AE.Tutto faceva per “fare la Verità”, secondo il motto, “Veritas”, appunto, del suo e mio Ordine. A costo di essere perdente. Mi insegnò anche quando non riuscivo più a condividere le sue posizioni. Mi insegnò che l’ostinazione può anche essere una virtù, se poi si è capaci di perdere.

Giacomo Grasso, o.p.
Pag. 40
 

 

 
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