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L’attività di servizio dei Novizi ai campi estivi PDF Stampa E-mail
L'anno di Noviziato prevedeva, come una delle attività conclusive, un periodo di  servizio da “intendente” presso le varie unità del Gruppo durante i loro campi estivi....

Era un’attività che, oltre a introdurre in modo pratico i novizi nel concetto del servizio per gli altri, aveva anche lo scopo di verificare il livello di autonomia e le capacità organizzative di coloro che prima o poi avrebbero potuto essere i “futuri capi”.

Nei reparti si trattava di attività di pianificazione dei menù giornalieri (in collaborazione con il resto della Direzione) e di approvvigionamento, custodia e distribuzione di tutti i viveri necessari per il buon andamento delle varie cucine di squadriglia: le provviste erano sistemate nella tenda “cambusa” e il novizio responsabile  era chiamato anche il “cambusiere”.

Nei branchi invece i novizi erano chiamati “vecchi lupi di cucina” e già questo la dice lunga sulle loro incombenze: infatti oltre all’attività di pianificazione, approvvigionamento e custodia dei viveri … si doveva anche cucinare  e non solo per i lupetti e i capi, ma anche per gli ospiti che “per combinazione” venivano a vistare il campo …. Il clou era poi rappresentato dalla “domenica dei parenti”, con l’incubo dei commenti/giudizi delle madri.

Di seguito un paio di esperienze vissute l'una (da Enzo Campodonico) alla vacanze di branco della Luna Nascente a Voltaggio in località Case Teglie nell'estate del 1958  e l'altra (da Pier Giorgio Spotorno) alle vacanze di branco congiunte della Liana Gigante e della Pista Battuta a Mulini di Voltaggio (Acque Striate) nel Luglio 1961.

Case Teglia - Voltaggio - 1958.  Siamo all’inizio estate, anno del mio noviziato Rover. Insieme a Franz Guiglia (Mang) e a Marco Monteverde (Chill) mi viene assegnato il servizio di intendente presso il Branco Luna Nascente, col nome della giungla Ikky. L’Akela, Pietro Lazagna, nella sede (tana) di S. Nicola ci mette subito al lavoro per i preparativi delle vacanze di Branco. E’ la mia prima esperienza in un Branco (non sono stato lupetto). Pietro è molto abile a coinvolgere anche alcuni volenterosi genitori, che sono lieti di dare il loro contributo, a preparare attrezzature e bagagli, (e anche passare qualche piacevole ora post-lavoristica). Pietro ci sguinzaglia al reperimento e all’approvvigionamento di viveri non deperibili, reperibili dove più convenienti; il sig. Tonelli, padre di Gian Carlo, allora Capostazione di Brignole, mi accompagna allo spaccio dei ferrovieri, dove acquisto il quantitativo di pasta necessaria per tutto il periodo del campo. Tutto il materiale e le attrezzature necessarie vengono caricate su un capace motocarro, insieme agli zaini dei lupetti e inviato a Case Teglia, presso Voltaggio, e seguito da Franz e Marco su una rombante e datata Lambretta con avvio a spinta. Ma il motocarro non è idoneo a salite troppo ripide e sconnesse, per cui giunto poco dopo Voltaggio, scarica il materiale a fondo valle. Viene quindi in aiuto il padrone della casa che ci ospiterà con un carro trainato da un bue. Il materiale viene scaricato e i presenti si danno subito da fare per preparare tavolo, per la mensa, fornelli per la cucina, palo bandiera, cerchio e quant’altro necessario per il campo. Dopo un paio di giorni arriva la data della partenza dei lupetti da Genova. Su di un pullman appositamente noleggiato si parte alla volta del campo. Da Voltaggio alla meta, circa 2 km., si procede a piedi e finalmente si arriva nel posto stabilito: una capace casa con alcune stanze che serviranno da dormitorio per le sestiglie e i vecchi Lupi (Pietro Lasagna, Enrico Cambiaso, e Jack Tonelli, gli intendenti invece dormiranno attendati nella Piemontesina di Franz. C’è poi una chèfetaine francese Térèse, conosciuta da Pietro in un incontro di branchi a Nizza, che prenderà alloggio nel fienile.) Attorno alla casa, in cima ad un ripido poggio, c’è un ampio e bel prato pianeggiante, ai confini del bosco, che sarà il posto dove soggiornerà il branco per giochi ed attività. Noi intendenti ci diamo subito da fare per preparare la cena, ma purtroppo ci accorgiamo della grave carenza d’acqua potabile. C’è solo un pisciuelo che versa poco più di un litro al minuto! Per riempire la marmitta per la pastasciutta ci vuol almeno un quarto d’ora. Figurarsi per lavare le pentole! Oltretutto abbiamo il fuoco a legna, e il nerofumo bisogna toglierlo ogni volta. Ci risolviamo di andare sempre con tutto quanto da lavare a fondovalle nel torrente. Pietro (Akela) desidera giustamente che anche noi intendenti partecipiamo alle attività del branco, e quindi ogni giorno uno di noi tre a turno non farà il servizio di cucina, ma prenderà parte ai giochi. In cucina Franz è certamente il più abile, ed è lui che ha compilato il menu. Data la presenza di Térèse, decidiamo di dare a ogni piatto il nome francese. Questo avrà un successo enorme. Ricordo una volta una grossa frittata, finita molto male, quasi un condiglione, decisamente impresentabile che verrà data come omelette ratée (frittata fallita), riscuoterà tuttavia notevole apprezzamento. C’era anche un lupetto, che, affetto da non so quale patologia, era soggetto ad una dieta ferrea. Niente fritti, niente latticini ecc. in pratica dovevamo quasi sempre preparargli un menù particolare. Succedeva spesso che ce ne dimenticavamo. Una sera non avendo nulla da dargli in sostituzione gli presentammo due pomodori bolliti !!. Da quel giorno non seguì più la dieta, con sua e nostra grande soddisfazione, confermata poi dai suoi genitori, che nella giornata dei parenti lo trovarono in ottima salute. Il buon Pietro, aveva stabilito che la sera, quando i lupetti erano a letto, prima dell’hula hula,si servisse loro latte bollente con miele. La cosa era molto accetta ed era diventata ormai una regola irrinunciabile. Una sera però ci accorgemmo della mancanza del miele, che sostituimmo con abbondante zucchero. Nessuno si era accorto della palese mistificazione, e da quel momento perdurò per tutto il periodo del campo. Grande successo hanno avuto i giochi e le attività nella giornata dei parenti. I genitori erano stati coinvolti e quindi avevano partecipato di buon grado, soddisfatti di osservare i loro figli in ottima forma. Ricordo che prima del commiato, un genitore aveva sua sponte organizzato un capellone per ringraziamento del servizio svolto. Ricordo una giornata, per noi di riposo, (non dobbiamo preparare il pranzo!) perché il branco va in caccia tutto il giorno, e si incontra con il Branco della Liana Gigante (Akela: Angelo Pescio) in una località poco lontano da Voltaggio. Nonostante una fastidiosa febbre che aggredisce Pietro, il campo termina molto bene con viva soddisfazione dei Lupetti e di tutta la direzione del branco. C’è ancora da smontare il campo e riportare tutto il materiale in Sede. Questo,come all’andata,viene caricato sul motocarro. Insieme al conducente faccio ritorno a Genova con questo mezzo. Ricordo che sulla salita della Castagnola, il conducente mi invita a scendere e procedere a piedi. 

 

Mulini di Voltaggio - luglio 1961. Checco Panarello e il sottoscritto eravamo stati “volontariati” come “vecchi lupi di cucina” per questo campo un po’ particolare poiché, per motivi organizzativi, univa insieme due branchi. Il risultato è stato di avere una trentina lupetti da foraggiare e nutrire in maniera adeguata più una decina tra: Vecchi Lupi in SPE (servizio permanente effettivo), assistenti ecclesiastici, Vecchi Lupi a “gettone di presenza”, Vecchi Lupi di passaggio, amici dei Vecchi Lupi (sia in SPE sia a gettone sia di passaggio). C'era un via vai ... altro che "aggiungi un posto a tavola".

Il Capo Campo era Angelo Pescio (ricordo poi Bull che era l'Akela del Branco Pista Battuta, Gian Carlo Spot, Mauro Guerrieri, Maurizio Chicco, Padre Marco ecc. ecc.) e, conoscendo il Pescio, si può bene immaginare come i preparativi fossero incominciati più di un mese prima: riunioni, inventari,  verifica del materiale da portare al campo, programmi, piani, attenzione a tutti i dettagli. In queste cose Angelo era veramente eccezionale: non lasciava niente al caso e quindi è stato, sin dall’inizio, un ottimo maestro.

Ci aveva anche fornito un quadernetto con tutte le dosi unitarie delle materie prime commestibili necessarie per preparare i vari piatti: il vero valore aggiunto di questo quadernetto era che indicava le quantità in maniera decrescente con l’aumentare del numero di persone da “sfamare”. Lo spreco era veramente ridotto al minimo. Mi pare che fosse stato iniziato dal Guarino e poi aggiornato dal Pescio sulla base delle esperienze maturate nel corso dei vari campi.

Prima di partire mi ero esercitato a casa, con l’aiuto di mia mamma, a prendere confidenza con pentole e pentolini: sugo, impanatura della carne, preparazione di arrosto, spezzatino, minestrina (facilissima, con l’estratto di carne argentina acquistato in vasetti al mercatino di Via Prè, allora chiamato Shanghai), minestrone (molto più "palloso" per via di tutte quelle verdure da pulire …).

Checco aveva portato la Vespa, e questo ci facilitava non poco per la parte dell’approvvigionamento generi alimentari in quel di Voltaggio: lui alla guida, con il sacco del pane (o il bidone del latte, facevamo sempre più di un viaggio al giorno ..) in mezzo alla gambe, io dietro con una borsa per mano e sacco in spalla … alla faccia delle più elementari norme di sicurezza. Qualche problema ce lo procurava l'orario: infatti al campo avevamo adottato, quali moderni precursori, l’ora legale per avere piu luce alla sera. Però eravamo gli unici ad averlo fatto e quindi le incomprensioni con il mondo esterno (negozianti in testa) erano all’ordine del giorno.

La cucina era la classica cucina del campo scout: fornelli a legna (compreso il fuoco circolare con trespolo, tipo accampamento indiano, per il pentolone) e di conseguenza  pentole/pentolini/padelle tutte regolarmente affumicate. Il primo pomeriggio  e la tarda sera la passavamo a pulire e strofinare il padellame vario lungo il greto del torrente: il fatto di aver preventivamente e regolarmente sfregato il sotto delle pentole con il sapone non riduceva poi di molto lo sforzo necessario. L’oggetto più odiato era il pentolone dove cuocevamo la pasta a mezzogiorno e la minestra alla sera. Lo lavavamo una volta per uno, e guai a cercare di barare.

Io tenevo la cassa (la scelta su chi tra noi due dovesse farlo era stata tutto sommato abbastanza semplice: Checco frequentava il Classico e io Ragioneria  …), per cui alla sera dovevo fare anche l’aggiornamento dei conti e la quadratura di cassa. Avevo il terrore di sfondare “il budget”, visto che all’inizio mi erano stati affidati tutti i soldi ritenuti necessari per coprire le spese alimentari delle due settimane del campo. E' stata una grande scuola anche di vita pratica.

Comunque la sera era la parte più bella della giornata: finite tutte le incombenze, cantato l’Ula Ula per la buona notte ai lupetti, e rivisto il programma per il giorno dopo, dalle undici  in poi ... la notte era tutta nostra. Fumare una sigaretta (non era ancora uscito il primo rapporto sulla nocività del fumo ...), bere un bicchiere di vino e soprattutto chiacchierare a ruota libera (le “belinate” si sprecavano …): questa era la vera felicità. E’ stato proprio in quelle circostanze che si è incominciata a cementare l’amicizia con quelle persone con le quali è poi durata tutta la vita.

Siamo stati talmente bravi nel gestire le risorse di cassa che non solo siamo riusciti a stare nel “budget”, ma ci sono anche avanzati un po’ di soldi che sono stati prontamente impiegati per acquistare una grande torta con crema e cioccolato (appositamente ordinata al panificio del paese) per festeggiare la fine del campo. Il nostro livello di popolarità tra i lupetti, che non era mai stato particolarmente alto per tutta la durata del campo, raggiunse quel giorno il ”top”. Comunque, a fine campo, abbiamo ricevuto i complimenti di Pescio e di tutta la direzione, e questo ci aveva riempiti di orgoglio.

L’esperienza mi è stata particolarmente utile poiché ho realizzato, senza ombra di dubbio, di avere una particolare allergia virulenta a tutto quello che si poteva riferire, anche lontanamente, ai lupetti in genere: ho quindi esercitato tutte le pressioni possibili  per essere dirottato nella branca esploratori, cosa che è poi avvenuta con  mio sommo gaudio (e penso anche con quello di tutti i lupetti  …. e magari un po’ meno  per gli esploratori !!!).

 

 
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