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Alfredo Vitali ricorda Padre Marco PDF Stampa E-mail

Desidero ricordare anch'io Padre Marco, perché è il sacerdote che più ha influito sulla mia formazione scout e sulla crescita della mia fede...

Era un pomeriggio di primavera del 1952 quando, nella piccola Tana ricavata alla base del campanile della chiesa di Castelletto, il nostro Akela, al secolo Giorgio Alitta, ci comunicò che anche il nostro Branco avrebbe finalmente avuto un Baloo.

Ed effettivamente quel frate vestito di bianco, con le mani da boscaiolo, il fisico da calciatore, i capelli neri cortissimi e gli occhi scuri luccicanti, aveva molto dell'orso saggio della Giungla.

Rivedo ancora me con gli altri lupetti, almeno una ventina di bambini vivacissimi dagli 8 agli 11 anni, rimanere seduti sui tronchetti, immobili per un quarto d'ora, ascoltare con gli occhi spalancati racconti di ambienti esotici, straordinarie descrizioni di natura, stringenti paragoni con la nostra vita di tutti i giorni, conseguenti chiarissimi insegnamenti.

Un paio d'anni dopo, in una gita di Reparto, lo ricordo, vestito da scout di tutto punto, salire accanto a noi su un monte, senza sforzo apparente, nonostante uno zaino monumentale. Già, perché dentro c'erano anche una tonaca, i paramenti, calice e patena, scatolina delle ostie, tavoletta sacra, messale e breviario e qualche altro libro in sovrappiù.

Ma nei passaggi più difficili era lui ad aiutarci, con un sorriso bonario.

Anche al campo era pronto a fornire gli aiuti più impensati.

Era il secondo giorno del campo di Valdieri, nel luglio del 1955.

La mia Squadriglia era stata incaricata di realizzare il pennone per l'alzabandiera.

Scavata una grande buca, realizzata la punta alla base di un palo lungo e grosso, fissata all'altra estremità con una bellissima legatura quadra la traversa con le carrucole per le tre bandiere, con l'aiuto di alcuni capi e di scout di altre Squadriglie, con gran fatica e con l'aiuto di corde, riuscimmo a trascinare la punta del palo nella buca e ad issarlo; infine inserimmo a forza alcune pietre fra il palo ed i bordi della buca per stabilizzarlo definitivamente.

A questo punto ci accorgemmo con sconforto che non avevamo inserito nelle carrucole le sagole, cioè quelle cordicelle che consentono di alzare le bandiere.

Renato Miglio, Enzo Campodonico ed io provammo in successione a salire sul palo, ma era troppo largo alla base e non ci consentiva una presa sufficiente.

Passò Padre Marco col suo breviario e gli spiegammo il problema.

Disse solo: "Sà...", posò il breviario, si assicurò alla cintura gli estremi delle tre sagole e salì come un gatto in cima al palo.  Passate le sagole, discese con la stessa facilità sino a terra.

Giorgio Spano lo conobbe in altre circostanze, ma sono d'accordo con lui quando lo definisce "mitico".

Aveva anche la battuta pronta e tagliente.

Al ritorno d'una gita, sulla piattaforma di un tram affollatissimo, ad altri scout che mi pronosticavano un fatto da me ritenuto impossibile, mi scappò detto: "Se càpita davvero, mi faccio frate!".  E lui, con un sorriso dolce, ma fermo: "Alfredo, lo Spirito Santo può anche far a meno dei tuoi lumi!"

Aveva la forza e la tenacia dei migliori piemontesi, ma, ben lungi dallo stereotipo "falso e cortese", amava andar contro corrente.

Al Jamboree del 1957 in Inghilterra, volle che fra le costruzioni del contingente ligure fosse realizzata anche un'edicola mariana, perché, ci spiegò, in terra protestante doveva essere ben chiara a tutti la nostra devozione alla Madonna.

E qualche anno dopo ci rivelò che non era tornato di sua sua volontà dalla Missione in Libano, ma era stato "caldamente" invitato dai suoi superiori a tornarsene in Italia.  Non bastava conoscere bene l'arabo e l'aramaico, anzi.  In quell'ambiente avvezzo ai salamelecchi, la sua grande schiettezza, mai velata di fronte ad alcuno, aveva combinato un grosso guaio diplomatico, non ricordo più quale.

Ma anche questa è stata per noi una lezione di vita.

La lealtà spesso costa, anche molto. Ma Gesù ha detto: "Il vostro parlare sia: sì, sì, no, no. Il di più viene dal Demonio". L'indicazione evangelica è chiarissima.  Prendere o lasciare.

Mi sono rimate impresse la sua granitica fede, la chiarezza dei suoi ragionamenti, la nettezza delle sue indicazioni di vita.  L'avverbio più usato nei suoi interventi era "certissimamente".

E le sue certezze sono rimaste per me un faro, specialmente nei momenti bui della prova.

 
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