Carissimi fratelli scout, sono rimasto scandalizzato dalla affermazione in Televisione di Paolo Villaggio sul suicidio di Monicelli: "Ha avuto notizia dai medici della diagnosi di un tumore alla prostata e ha deciso di farla finita". Lungi da me giudicare Monicelli, il suo momento di sconforto, la paura del dolore, il buio della depressione... Ma quello che non posso accettare è la semplicità e l'immediatezza del passaggio, dalla diagnosi di un tumore al gesto disperato. Io convivo da dieci anni con un tumore alla prostata e ricordo la difficoltà di quei giorni, in cui martellava in testa il pensiero: il prossimo funerale sarà il mio! Ma a fronte delle sofferenze per le indagini e per le cure, a fronte dei fastidi e delle piccole menomazioni (il fisico non è più lo stesso), questi dieci anni mi hanno riservato così tante soddisfazioni, che posso affermare con piena consapevolezza che sono stati i migliori della mia vita. Sarà anche perché la "proroga" che mi è stata concessa mi ha fatto apprezzare con maggior pienezza le piccole gioie della vita, sarà per gli affetti da cui sono circondato, sarà perché il mio tumore è poco aggresivo, ma ogni nuovo giorno non mi appare una cosa normale, ma un dono, e questo mi porta a ringraziare il Signore per la vita che ancora mi è data. Nonostante il progresso della medicina preventiva, ancora a molti, purtroppo, capiterà un giorno di accorgersi d'essere aggrediti da un tumore. Ma non è detto che la vita sia finita. Anzi, forse inizierà un periodo più intenso e più "vero". Un abbraccio fraterno a tutti voi. Alfredo Vitali
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