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Ricordo di Don Antonio Acciai PDF Stampa E-mail

Pier Giorgio Spotorno scrive:

"Una delle cose bellissime del nostro Sito è che quello che uno scrive  raccontando storie, esperienze, avvenimenti, il più delle volte risveglia in chi legge tanti ricordi che apparentemente sembravano assopiti. E’ quello che è successo a me leggendo la storia del Ge 1°, raccolta e raccontata a più voci da Daniele Scarpati & Co, dove fra l’altro viene più volte citato Don Acciai, sacerdote eccezionale, con i quale ho avuto un’intensa, seppur concentrata nel tempo, frequentazione..."

Era stato giovane curato (allora si diceva così, oggi si parla di vice-parroco ...) insieme a Don Mazzini nella parrocchia di San Tomaso  che io con mio fratello Gian Carlo abbiamo intensamente frequentato (catechismo, chierichetti, azione cattolica, oratorio, recite, campetto di calcio ecc. ecc.) fino al 1955 quando siamo entrati negli scout (lui tredicenne nell'allora riparto Ge 1° Franco Nanni in San Carlo e io undicenne nell'allora branco Ge 24° Luna Nascente a San Nicola).

Non che serva provare quello che dico, però allego la foto del giorno della mia Prima Comunione (era il Maggio del 1952)  con a fianco i due “Reverendi”.

Entrati negli scout, e presso parrocchie diverse dalla nostra (a San Tomaso non c’erano gli scout), per un certo periodo ci siamo persi di vista.

Quando però nel 1962 gli fu assegnata, in qualità di novello Parroco, la nuova Parrocchia “N.S. Della Provvidenza” in Via Vesuvio (con assegnazione del solo titolo,  perché la chiesa non c'era  e le funzioni venivano celebrate in un  garage dismesso della zona), Don Acciai ci chiamò perché raccogliessimo il maggior numero di “braccia” disponibili e  andassimo ad aiutarlo a costruire la “nuova chiesa”.

Andammo io e Gian Carlo insieme a un gruppetto di Rover del Ge 30°, che si alternò nel tempo a seconda degli impegni: mi ricordo Bull, Enzo Campodonico, Angelo Pescio  e sicuramente altri (per il momento senza nome, chi si ricorda si faccia avanti .....).
Il nostro compito iniziale fu di aiutare Don Acciai e suo papà (che agiva da capo mastro) a “costruire" i mattoni di calcestruzzo (?) con una macchinetta artigianale a mano con pedaliera di espulsione,  che era stata  recuperata da non si sa dove.

Il lavoro, all'inizio,  si è svolto nel piccolo giardino alle spalle dell’abitazione di Don Acciai, dopo la prima curva di Via Vesuvio.
Mi ricordo che il primo giorno di attività, quando dopo che con molta fatica eravamo riusciti a sfornare i “primi” mattoni senza sbriciolarli nella fase di estrazione dalla macchinetta “infernale”, dal bordo del muretto di contenimento della strada che proseguiva sopra il giardino, un paio di uomini si erano fermati a guardarci commentando in maniera ironica la nostra (peraltro evidente) incapacità tecnica.

Dopo un po’, quando a noi giovani incomincia a saltare la mosca al naso per quei commenti detti ad alta voce, Don Acciai, con il candore e la semplicità che lo hanno sempre contraddistinto, disse loro: “Perché non venite giù ad insegnarci a costruire la nostra Chiesa?”

Sembra incredibile: i due uomini, dopo un attimo di esitazione, scesero e non solo ci insegnarono le giuste proporzioni tra cemento, sabbia, brecciolino e acqua ma si misero a lavorare con noi. In seguito Don Acciai mi disse che quelle due persone  erano  tra i suoi migliori parrocchiani.

L'attività si è poi spostata, per necessità "logistiche", nello spiazzo antistante l'inizio di Via Vesuvio, là dove poi la chiesetta fu effettivamente costruita. Fu benedetta dal Card. Siri nel dicembre del 1962.

Tutto sommato i “nostri” mattoni non erano stati costruiti poi tanto male, visto che la chiesetta resistette fino al 1969, anno in cui fu completata la prima chiesa in cemento armato in Via Vesuvio.

Per l'arredamento iniziale riporto quello che ci fu raccontato direttamente da Don Acciai:

- come  tabernacolo una piccola cassaforte perfettamente funzionante trovata abbandonata (sarà vero?) all'Italsider.

- le panche vennero recuperate con un blitz notturno in una chiesa semi-abbandonata del centro (doveva essere nella zona a ridosso di Piazza Cavour), il cui Rettore aveva "sbadatamente" detto a Don Acciai che se gli fossero sparite un certo numero di panche lui non ne avrebbe fatto denuncia

- il piccolo armonium posto a lato dell’altare aveva avuto una storia complessa: tutto quello che posso dire è che "il valido organista" era un ragazzo eccezionale  ... di religione mussulmana ...

Negli anni successivi ci siamo visti solamente quando Don Acciai ci chiamava per aiuto: a questo proposito, Gian Carlo si ricorda che gli avevano raccontato quello che Don Acciai soleva dire: “Quando ho bisogno di aiuto, chiamo gli Spotorno e loro, con i loro amici scout, arrivano subito”.

Poi le vicende della vita mi hanno portato lontano da Genova e fu proprio a Roma che lessi sul giornale la notizia della morte di Don Acciai (insieme alla sua mamma e al curato) nello spaventoso incendio di quel 6 aprile 1974

E ora ho scoperto che per tre anni Don Acciai è stato AE del riparto Ge 1° Atlantide, che era stato costituito dietro sua sollecitazione, come si legge nel racconto di Elpidio Caroni, nella sua Parrocchia di Via Vesuvio.

Il suo successore nella parrocchia di N.S. della Provvidenza è stato Don Marco Granara: ma questa è un’altra storia....

*****************

A conclusione aggiungiamo il ricordo della comunità parrocchiale

 Profeta del Vangelo.
Aveva il dono di comunicare la speranza dividendo il suo sacerdozio con tutti.
Ebbe tutti come interlocutori. Si mise in ascolto degli uomini di buona volontà. Stimò tutti e amò tutti. Lavorò anche manualmente: visse per la carità e per la verità, promuovendo la giustizia.
Considerò gli uomini appartenenti ad una sola comunità: quella dei fratelli.
Il pane frantumato da questo fratello continua a frantumarsi fra le mani degli uomini.

L'ALLELUIA fu ed è il nostro canto

La comunità parrocchiale di via Vesuvio - Genova

 

....."la sua semplicità fu tale che gli permise di correre sulle grondaie senza mai cadere."....

dall'omelia funebre del card. Giuseppe Siri

 

Uomini come questo hanno scelto di fare un po' di strada con noi e noi non li ringrazieremo mai abbastanza.....

 
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