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La Pattuglia di Clan 1964/'65 PDF Stampa E-mail
Pier Giorgio Spotorno scrive; "Nel 1964 era stata costituita una "Pattuglia di Clan" affidata al sottoscritto.
Le motivazioni sia della costituzione sia dell'affidamento al sottoscritto sono spiegate nel bellissimo ricordo allegato dovuto alla penna di Pier Giorgio Campodonico, allora membro della Pattuglia.
In quell'anno ero entrato in Direzione di Clan e con Gian Paolo Guelfi ed Enzo Campodonico, verso fine settembre, eravamo andati a Montoggio per prendere contatto con il Parroco ( Ndr: Don Pastorino, mitico assistente del 16°!!!!!): in quell'occasione conoscemmo per la prima volta  Don Marco Granara, allora giovanissimo curato".

La “Pattuglia” – anno 1964-‘65°

Il noviziato dell’anno 1963-’64 era molto numeroso e, alla sua conclusione, l’immissione in servizio di tutti questi giovani  rover nelle unità avrebbe creato problemi di sovrabbondanza nelle diverse Direzioni.

La Parrocchia di Montoggio aveva chiesto allora un servizio di assistenza alle sante Messe e l’organizzazione di attività per i ragazzi da svolgere soprattutto al termine delle celebrazioni liturgiche. Dobbiamo ricordare che la Messa era ancora celebrata in latino e molti parroci sentivano l’esigenza di avere lettori e commentatori che aiutassero l’assemblea a comprendere le letture e gli atti della liturgia.

Venne così formata una “pattuglia” che, puntualmente, quasi tutte le domeniche saliva lungo la strada dei Piani di Creto per raggiungere Tre Fontane, Bromia e Casalino. Il Noviziato appena concluso aveva già maturato una certa esperienza aiutando la partecipazione alle messe dei fedeli di San Carlo di Cese e di Traso.

Coordinatore delle attività della “Pattuglia” era Pier Giorgio Spotorno, a quel tempo in attesa della “cartolina” per il servizio militare. Gli altri componenti erano Stefano Bonaccorso, Riccardo Bertolini, Tito Dodero, Carlo Bianchi, Giannotto Cattaneo, Gianni Zandonini e Pier Giorgio Campodonico. I trasporti erano garantiti dalla 500 giardiniera di Riccardo che si alternava o con la 600 pulmino di Tito o con la 2100 di Giannotto.

La prima tappa era nel freddissimo Santuario di Tre Fontane dove, alle donne che prendevano posto nelle panche, facevano riscontro gli uomini rigorosamente piazzati a ridosso del muro di fondo. Al termine della Messa la “Pattuglia” si divideva in due. Un gruppo, con l’auto di don Marco Granara, raggiungeva Casalino; gli altri proseguivano per Bromia. La Messa, a Casalino, era celebrata nella piccola cappella a fianco della strada. Le persone che erano sulla porta non lo facevano per l’abitudine di non esser vicini all’altare ma perché fisicamente non c’era posto sufficiente. Sull’altro lato della strada un appezzamento di terreno era stato reso disponibile come campetto dei giochi. Così, al termine della celebrazione, con i bambini era possibile o tirar quattro calci a un pallone o organizzare qualche altro gioco.

Si pensò di organizzare per il Carnevale una manifestazione in maschera. Così fu deciso che da Casalino avrebbe preso le mosse un carro dei pionieri che si sarebbe incontrato nel centro di Montoggio con un analogo mezzo con una carovana di pellerossa. Fu coinvolta la popolazione delle due frazioni. Andò molto bene a Casalino dove, oltre al carro fu concesso anche un asinello per trainarlo. Un po’ meno fortunato fu il gruppo di Bromia che riuscì ad avere il carro, ma non l’animale.

L’ultima domenica di Carnevale la popolazione del capoluogo rispose in massa andandosi ad assiepare lungo la via principale. Quando il carro dei pionieri sbucò sulla discesa che conduceva al centro si alzò un’ovazione che spaventò il povero e tranquillo asinello che piantò le proprie zampe deciso a non andare oltre. Ricordo Pier Giorgio Spot che vanamente cercava di smuovere la povera bestia tirandolo per i finimenti. Passato il primo impatto e ripresa la calma il carro riprese la sua marcia. Dall’altro lato nel frattempo era arrivato il carro di Bromia sopra il quale era stato montato un tepee. Fortunatamente era un carro abbastanza leggero a due ruote, di modo che poté essere movimentato dai diversi componenti della pattuglia. In piazza arrivò “trainato” da Stefano Bonaccorso.

Con nostro disappunto, perché totalmente fuori tema, apparve anche un terzo carro allestito dalle suore: il carro di Calimero, il pulcino allora in auge. La sfilata ebbe la sua conclusione di fronte alla chiesa di Montoggio con una gioiosa festa in maschera nel salone parrocchiale per tutti i bambini. Alla conclusione della festa il rientro dei carri e dei bambini alle rispettive frazioni e il nostro ritorno a Genova. Ricordo che Carlo Bianchi aveva recuperato un copricapo da vichingo con tanto di corna e che, lungo la discesa di Creto si alzava improvvisamente in piedi dalla cinquecento di Riccardo Bertolini, rigorosamente decappottata e, con uno sguardo faceto si rivolgeva alle auto appena sorpassate.

Il felice periodo della “Pattuglia” trascorse molto velocemente e ci ritrovammo, alle soglie dell’estate, dirottati nelle diverse unità pronti, a iniziare dai campi estivi, ad affrontare il nostro servizio, chi in riparto, chi in branco e … uno nell’Esercito Italiano.

 
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