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La Notte di Natale a Noci PDF Stampa E-mail

Il raduno era nella sede di Clan presso i Cappuccini del Padre Santo, alle 8 di sera  della Vigilia....

Si incominciava distribuendo, per riporre negli zaini e stando attenti a calibrare il peso,  tutti i generi alimentari  e i giocattoli  che erano stati raccolti nei giorni precedenti. Poi si passava all’assegnazione dei posti sulle auto disponibili e infine si partiva. L’arrivo a Montoggio era verso le 22 e subito dopo si iniziava la salita verso Noci dove in genere si arrivava che era già Natale.

 Lungo il cammino portavamo a turno il Bambinello da esporre poi durante la Santa Messa della mattina.
Ci sono state notti luminose con la luna piena che disegnava le ombre nel bosco, notti buie come la pece e notti con la neve alta sul sentiero: però portare il Bambinello e fermarsi a mezzanotte per cantare insieme il canto di Natale era sempre una grande emozione.
Il tempo di dormire qualche ora nella casa che era stata “assegnata” al  Clan e poi via ad avvisare gli abitanti (pochi) del paese e a raccogliere gli abitanti (ancor meno) delle case lontane dall’abitato per condurre tutti alla Chiesa.
La Santa Messa era alle 7 e la fatica più grande era quella di non addormentarsi in piedi, appoggiati ai muri della chiesa. Il freddo intenso, unito all’umidità che i muri conservavano molto bene ormai da decenni, aiutava comunque a tenerci svegli.
Dopo la Messa la distribuzione a tutte le famiglie,  nelle loro case, di quello che avevamo portato e il conseguente rito del caffè che ci veniva gentilmente offerto.
A proposito del caffè di Noci, in Clan c’erano due correnti di pensiero: la prima diceva che era caffè corretto con tanta pessima grappa, la seconda sosteneva invece che era pessima grappa corretta con poco caffè. L’unica cosa certa era che il liquido bollente veniva versato in capaci tazze e non in normali tazzine. Io non ho propensione per alcuna delle due teorie però, dopo aver bevuto l’intruglio, il freddo spariva, il sentiero sembrava stranamente diritto e Montoggio più vicino del previsto …..
Il nostro rientro a casa , in genere verso mezzogiorno, in tempo per il pranzo natalizio, era accolto da un misto di gioia “sono sani e salvi” e di sospetto “ma cosa avete combinato per essere ridotti così?”. Uso il plurale perché noi eravamo in due …..
Il pomeriggio era poi dedicato all’abbiocco.

Conservo un ricordo particolare per il Natale del 1961 e per quello del 1962.

Nel 1961 in quattro (Gian Paolo Guelfi, Gian Carlo Spotorno, Enzo Campodonico e il sottoscritto) siamo partiti con la Citroen 2CV (deux chevaux alla francese) di seconda o terza mano che Gian Paolo aveva conquistato con la maturità liceale.
Gran bella macchina la 2CV, però a volte un po’ capricciosa.
E lo ha dimostrato sulla salita di Creto quando all’improvviso si è spento il motore: pur non essendo dei geni in materia automobilistica abbiamo capito, dopo vari e infruttuosi tentativi, che c’era incompatibilità tra il motore acceso e i fari accesi.
Abbiamo optato, ovviamente, per il motore e abbiamo proseguito, a fari spenti, con Gian Paolo alla guida e noi altri tre che ci alternavamo fuori dai finestrini con le pile accese per avere un minimo di illuminazione. Snoopy (il brachetto con velleità letterarie di Charlie Brown) avrebbe scritto:” Era una notte buia e tempestosa …”. Onestamente la notte non era tempestosa, ma buia sì e pure fredda. L’arrivo a Montoggio è stato degno di annotazione.
La notte aveva fatto ancora più freddo e il giorno dopo la 2CV non aveva nessuna intenzione di partire.
Quel Natale c’era anche Teddy che, dopo aver guardato ironicamente  i nostri vani tentativi di metterla in moto, incluso l’uso della manovella che era ancora in dotazione alla 2CV, si è avvicinato dicendo “A militare, quando un carro armato non partiva, usavamo il cicchetto”.
Detto fatto: Teddy  ha svitato il carburatore e ci ha versato dentro della benzina poi ha dato l’ordine di girare la manovella con tutte le forze.
S’è sentito un gran botto accompagnato da una nuvoletta di fumo ….. e la 2CV si è messa in moto.
Con la raccomandazione di Teddy  di non fermarci mai lungo la strada (e chi l’avrebbe fatta ripartire?) siamo rientrati in orario per il pranzo Natalizio.
Potenza del cicchetto (e di Teddy)! 

 Natale 1962. Quell’anno, per evitare di trasportare a spalla  i generi di conforto,  si era deciso che un gruppetto sarebbe partito prima degli altri, per portare a Noci tutto le provviste con dei muli appositamente noleggiati.
Siamo partiti nel pomeriggio della Vigilia in tre:   Enzo, Gian Carlo e io, accompagnati, con tutti i pacchi, con le macchine di due altri Rover di cui non ricordo il nome.
A Montoggio incontriamo il conducente con i muli (tre o quattro). Carichiamo tutto sui muli e poi partenza verso Noci.
L’impresa si è dimostrata un po’ più complicata del previsto, soprattutto dopo aver raggiunto il crinale. Infatti in discesa bisognava tenere i muli per la coda per evitare che "si imbelinassero di sotto" come continuava a ripeterci il conducente.
Bisogna sapere che i muli hanno la pessima abitudine di camminare sul ciglio del sentiero e di conseguenza anche chi teneva loro la coda doveva giocoforza seguire lo stesso percorso: i monti intorno a Noci non sono né le Dolomiti né la valle d’Aosta, però qualche piccolo “strapiombo” c’è pure lì …..
Appena arrivati a Noci, è iniziata una vera nevicata con i fiocchi e i controfiocchi: ci siamo rinchiusi nell’  abitazione (la stanza sopra la scuola)  che era stata utilizzata dalla maestra del paese, quando ancora veniva da Montoggio. C’era una stufa  e una bella provvista di legna.
Con la stufa accesa, una bottiglia di vino, una bottiglietta piccola piccola di Grappa, un pacchetto di sigarette (Enzo non fumava, noi sì) e un mazzo di carte abbiamo passato gran parte della notte a chiacchierare e guardare dalla finestra una delle più  belle nevicate a fiocchi larghi mai viste.
Alle 5 ci siamo alzati per preparare la chiesetta, svegliare tutti gli altri che erano arrivati nella notte e chiamare la gente del paese e delle case circostanti per la tradizionale Messa delle 7 seguita dal rito del caffè.
Il rientro è stato più difficoltoso del solito, nonostante il caffè di Noci, per via della neve che in certi punti aveva ostruito il sentiero.

Documentiamo ora, con l'aiuto delle foto dell'archivio di Alfredo Costa, una notte di Natale a Noci (probabilmente quella del 1960). 

 

 

 

 

 

 

 Arrivati a Noci nella notte.
Da sinistra: Adriano Capelli, Emilio Fadda, Giorgio Varallo e Franz Guiglia.

 

 

 

 

 

 

 

 

La Santa Messa dell'Aurora.

 

 

 

 

 

 

 

 

 La Santa Messa nella chiesetta di Noci.
Il celebrante è don Pastorino, Parroco di Montoggio e Assistente Scout










 
 
Da sinistra Adiano Mauri, Adriano Capelli, Giorgio Varallo, Mammo Sampietro.
In ginocchio: Franz Guiglia e Alfredo Bartolini.

  

 
 
 
 
 
 
 
 
 Umberto Valente, Raffy Guiglia, Seba Geraci, Maurizio Ameri e Giulio Massa attorno a un bimbo di Noci.

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
Alfredo Costa, il Capo Clan, distribuisce i doni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il sorriso di un ragazzino di Noci.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Il rito del caffè contro il sonno incipiente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si torna a casa nella luce del mattino.

 
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