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Dalle origini agli anni 50 .... PDF Stampa E-mail
Inizia con questo articolo il tentativo di dare forma organica alla storia del Clan. L'incipit è di Alberto Guerrieri ma tutti sono invitati a inviare commenti, precisazioni, correzioni e...ovviamente molte altre notizie ancora da rispolverare dai nostri archivi!

Ricordi di tradizioni riguardanti il vecchio Clan XXX (ex ASCI ora AGESCI)

Alcune notizie e ricordi personali (di Alberto Guerrieri,  con successive aggiunte di altri....ndr) da verificare e da confrontare con altri che verranno, utili per tracciare una storia più aderente al vero del Clan xxx.

 

A proposito del nome del Clan XXX.

 L'anno di costituzione del Clan ASCI Ge XXX è il 1945: il primo censimento che possediamo porta come data di fondazione il 1° novembre di quell'anno. Era da poco finita la guerra. Il gruppo di giovani che costituì il primo nucleo del Clan era animato da un forte senso di sincera amicizia e nello stesso tempo da un gran bisogno di sentirsi utili agli altri specialmente in un tempo particolare come quello caratterizzato dalle difficoltà del dopoguerra. E' quindi naturale che i principi dello scautismo trovassero facile presa su quei ragazzi.
Per la storia per i primi  due anni l'Unità era  definita come Riparto Pionieri  Ge XXX con fazzoletto verde e nero. Nel 1947 pur parlando ancora di Pionieri, il censimento riporta per la prima volta la dicitura Clan Ge XXX.

La lettura di un noto romanzo di John Steinbeck - Pian della Tortilla - sembrò calzare alla perfezione (tranne le esagerazioni evidenti contenute nel libro) all' ideale di una vita da spendere all' insegna dell'amicizia ad oltranza, della generosità senza tornaconto, dell'altruismo spinto all'eccesso, della sincerità nei rapporti personali e caratterizzata da una predilezione per una condotta rude, pratica, un po' scanzonata e al contatto con la natura.

Il nome del Clan nasce quindi dalle fantasie eroiche ispirate dalla storia narrata in questo libro. Il vero nome del Clan sarebbe pertanto Clan Pian della Tortilla, anche se normalmente si dice Clan della Tortilla soltanto. Il primo censimento che riporta questo nome è quello del 1951 ma, mancando i censimenti dal 1948 al 1950, non possiamo essere certi che sia la prima volta.

Negli anni fine cinquanta, per chiarire ai più giovani l'origine di questo curioso appellativo, si pensò di leggere in alcune riunioni serali del Clan le pagine più significative del romanzo stesso. Questo divertente compito venne svolto con successo e gradevole risultato dalla voce di Ennio Poleggi rover del Clan.

«Questa è la storia di Danny, degli amici di Danny e della casa di Danny. E' la storia di come queste tre cose diventarono una sola.

A Pian della Tortilla, parlare della casa di Danny non significa parlare d'una costruzione di legno incrostata di calce e stretta dai lacci d'un vecchio cespo rampicante di rosa castigliana. No, quando uno parla della casa di Danny, parla di uomini che, costituiti in unità, largirono filantropia, e conobbero dolcezza, gioia e, infine, mistico dolore.

Poiché la casa di Danny fu simile alla Tavola Rotonda, e gli amici di Danny non furono dissimili dai Cavalieri di quella.

E questa è la storia di come il gruppo pervenne a formarsi, come fiorì e raggiunse pienezza di organismo vitale. Riguarda, questa storia, le avventure degli amici di Danny, e tratta del buono ch'essi fecero, e dei loro propositi, i loro pensieri, i loro sforzi.» ....................

(Dall'Introduzione del romanzo di John Steinbeck Pian della Tortilla. Valentino Bompiani & C. SpA. XXIV edizione 28-2- 1958.)

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La sede

La prima storica sede del Clan - un faidate doc - fu costruita addossata ad un angolo del cortile interno del convento dei Cappuccini del Padre Santo. Un rustico locale di circa tre metri per tre, ma ricco di arnesi, ricordi, tappi di bottiglie inchiodati al soffitto (in memoria di libagioni celebrative di eventi importanti per il Clan), attrezzi di lavoro per ogni evenienza pronti all' uso e sopra tutti, appeso al muro, il fatidico "articolo V°" , cioè una poderosa scure da boscaiolo canadese dal manico un po' ricurvo, utilissima ma intoccabile: articolo V° chi l'ha in mano ha vinto! ammoniva un cartello appeso lì vicino. Chi non lo ricorda ?

La seconda e più grande sede di Clan venne realizzata un po' più in là, sotto un archivolto, ex pollaio dei frati, che sosteneva alcuni locali del convento.

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I primi capiclan, gli assistenti e la Carta di Clan.

Nella sede del Padre Santo, il fondatore, censito con la qualifica di Direttore fu Alfredo Chiaffarino, che da giovane era stato scout. Il primo capoclan fu Giancarlo Minetti (sicuramente nel 1947). Tuttavia il capoclan che ha dato un' impronta caratteristica più aderente alla filosofia del Pian della Tortilla è stato Federico "Teddy" Gianelli, dal 194.. al 1956. Data la mancanza dei censimenti non è possibile dire l'anno di inizio e di fine del servizio di  Giancarlo e quello di inizio di Teddy.

Seguirono altri capiclan (date ricavate dai censimenti):

Mario Mascolo   dal 1957 al1958,
Alfredo Costa dal 1959 al 1961,
Ugo Salmona Bull dal 1962  al1964,
Gian Paolo Guelfi dal  1965 al 1967,
Sebastiano Geraci 1968,
Andrea Montanari 1969,
Giorgio Antola 1970

Il primo assistente fu Padre Cassiano Carpeneto da Langasco (1945-1955) seguito poi da Padre Gaspare Tomati da Ovada  (1956-1967) entrambi Cappuccini. Dopo di loro venne don Giulio Boggi (1968-1970) sacerdotediocesano.Parteciparono comunque alla vita del Clan anche Padre Marco Voerzio, domenicano, Assistente di Gruppo, di Riparto e Baloo, Padre Lucio del Basso, Don Ettore Mazzini, Padre Cherubino Gaggero e altri che svolgevano le funzioni di Assistente Ecclesiastico nei Riparti e nei Branchi del Gruppo.

Le regole di comportamento dei rovers del XXX sono contenute nella Carta di Clan .   Scritta su un lungo rotolo di carta a mò di pergamena, veniva srotolata dal capoclan per leggere solennemente gli articoli ai novizi al momento del loro ingresso in Clan.

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Le spalline rosse .

Fin dai primi anni venne istituita una particolare onorificenza riconosciuta, con tutti i crismi della ufficialità, anche dai Commissariati Centrali: le spalline rosse (vedi illustrazione). Tale onorificenza veniva consegnata nel corso di una breve e stringata cerimonia, a mo' di decorazione sul campo, e consisteva in sopra-spalline di panno rosso, da appuntare sulle spalline della normale camicia scout, con ricamato sopra un ramo di rosa con le sette foglie, vecchio simbolo risalente alle prime formazioni scout "Juventus Juvat" anteguerra, infatti facevano parte della divisa dei seniors, gli scout più anziani. Meritevoli di tale onorificenza erano quei rovers che avessero svolto un determinato buon servizio nell'associazione o nel Clan stesso o comunque avessero avuto un comportamento degno di merito e quindi portati ad esempio per i più giovani.

Ovviamente tutti i rover del Clan sono stati meritevoli di tale onorificenza!

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I "maestri dei novizi"

Il noviziato, periodo di apprendistato alla vita del clan della durata di un anno, viene vissuto in modo isolato e distinto da quello del clan. I novizi rover hannoun "Maestro" e solitamente un altro Aiuto, cui viene affibbiato il titolo di "Bidello".

I Maestri dei Novizi sono stati:

Emanuele Paganini,
Ettore Sacchi,
Gianni Barabino (1957-1958)
Gianmario "Mammo" Sampietro (1959-1960)
Pierluigi Röggla (1961-1962),
Adriano Mauri (1963-1964)

I Maestri dei Novizi sono difficili da individuare perché sui censimenti sono indicati solo gli Aiuti Capo Clan dei quali uno è sicuramente il MdN e un altro il "Bidello"..

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Noci

Vedi la sezione dedicata a Noci

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La Pattuglia di Emergenza.

Con Teddy capoclan nacque, e non poteva essere diversamente, l' idea di una Pattuglia di Emergenza . Un gruppo di scafati elementi del Clan che all'insegna del picco e pala, dotati di attrezzature opportune, erano pronti in qualsiasi momento, di giorno e di notte, a radunarsi immediatamente mediante una catena telefonica e correre, con auto o moto personali, per portare soccorso (!) dove era necessario. E così spesso la Pattuglia si trovava ad aiutare i Vigili del Fuoco a spegnere sulle alture di Genova pericolosi focolai di incendi di boschetti e sterpaglie e più raramente a scongiurare altre calamità cittadine e non. In diversi casi tuttavia la capacità di prestare aiuto in situazioni di disagio è stata veramente messa alla prova. (v. impegno a Noci e altre occasioni d'emergenza). Ma lo spirito della Pattuglia di Emergenza, allora come adesso, ne siamo certi, è diventato una caratteristica del Clan, attento e disponibile per aiutare gli altri in ogni circostanza.(v. per esempio "fondo di solidarietà").

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Ego sum pauper...

Manca uno spartito per indicare la giusta tonalità con cui il tonante canto di Clan viene improvvisamente lanciato nell'etere durante un raduno di vecchi rovers del Clan. Può essere un segnale di gioia, un canto di riconoscimento, un'affermazione di identità, un'approvazione oppure un sonoro richiamo per radunarsi e discutere di cose importanti.

Ego sum pauper, nihil habeo et nihil dabo. E bon !

Tradotto quasi per intero dal latino (... quel bon ?!) suonerebbe: sono povero, non ho niente e niente darò.(e basta!). E' ovvio che se non ho niente, non posso dare proprio niente. Ma dietro questa logica stringente cosa c'è ?

Perfettamente in linea con la filosofia scout, questo canto un po' burlone e dissacrante, per l' immancabile spirito del XXX, vuole affermare l'essenzialità di comportamento e quindi di vita di chi non si basa su disponibilità materiali per bastare a se stesso e agli altri.

Non si sa quando sia stato formulato e dietro suggerimento di chi: di certo si sa che compare sulla copertina del N° 3 - Anno I Natale 1953  di Picco e Pala.

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 Alcune azzardate considerazioni circa la tradizione del "mucchio" e suoi derivati.

Chi non conosce l'usanza di portarsi la colazione al sacco in occasione di una gita, di un viaggio turistico, o di una riunione qualsiasi la cui previsione di durata includa anche il momento di un pasto?

Da sempre in Clan - e quindi anche adesso - ogni colazione al sacco personale, quando si verifica l'esigenza di pranzare assieme, viene convogliata in un "mucchio" da cui ogni partecipante preleva liberamente quanto gradisce consumare.

Questa tradizione, a quanto pare, nata nel Clan XXX fin dai primi tempi, è uno stimolo molto efficace per abituarsi all'altruismo e alla condivisione, e che partendo da un momento conviviale aiuta a coltivare e ad estendere tali buoni sentimenti anche in altri campi. Credo che oggi questa usanza sia molto diffusa e praticata anche in molte altre associazioni.

Ma al XXX in certe occasioni si poteva andare oltre. Per dei rovers votati ad esperienze estreme, praticanti della vita rude, non poteva bastare un semplice "mucchio" quando un avvenimento importante nella vita del Clan si profilava all'orizzonte. Così per celebrare un evento eccezionale si inventa il "condiglione".

Beh! direte voi che cosa c'è di strano; si tratterà di una bella insalata mista magari un po' arricchita. Tutto lì.

E allora a questo punto, per descrivere che cos'è un condiglione del vecchio XXX, bisogna fare un esempio.

Ecco: alla fine estate 1959 la regione scout della Liguria organizza un "challenge" tra pattuglie appartenenti ai Clan liguri. La competizione, che consiste nell'effettuare un impegnativo percorso in campagna dovendo superare diverse prove di abilità nelle tecniche scout, nell'orientamento di notte e di giorno, nella rapidità di marcia per raggiungere importanti obiettivi con imprevisti di vario genere, viene vinta dalla pattuglia del "Pittigrillo Rampante" i cui componenti (Enzo Campodonico, Alberto Guerrieri e Franz Guiglia) sono proprio tre rovers del Clan "Pian della Tortilla". Ecco la scusa !



Ovviamente: festa in Clan, canti a squarciagola, un po' di baldoria e.... cena comunitaria con condiglione!

Avendo avuto l'occasione di assistere ai preparativi per questo condiglione comunitario, vi racconterò cosa ho visto.

Mentre tutti schiamazzavano nella nuova sede di Clan in attesa di sedersi per la festosa cena, nel vicino sgabuzzino degli attrezzi, un pentolone di buone dimensioni raccoglieva i soliti vari apporti alimentari dei convenuti per il normale mucchio: prosciutto cotto o crudo, pasta asciutta condita, gorgonzola, insalata russa, salumi vari affettati, frittate di zucchine o di cipolle, pane di vario tipo e pezzatura, ma anche torte di mele, torte sbrisolone di varia provenienza, frutta di stagione e così via. Ovviamente tutto assieme.

Alfredo Costa, chino sul bordo del calderone provvedeva con le mani nude da vecio alpino a togliere consistenza a quanto di compatto afferrava, affondando fino ai gomiti nella massa di alimenti che ogni tanto un aiutante rabboccava con nuove portate, diluendo il pastone con qualche bicchiere di vino per rendere la cena più malleabile.

E la cena ci fu ! Eccome ! Piatto unico s'intende. E alla fine, ognuno col suo piatto vuotato come si deve. Fortunato chi nella massa un po' vischiosa e dal gusto improponibile aveva trovato un bel sottaceto ancora intero con cui era riuscito a dare un senso di gastroaccettazione a quanto stava ingerendo, ma sempre cantando e col sorriso sulle labbra.

Ecco questo per esempio è stato un condiglione.

Direte che inutile trovata e che spreco di cose commestibili.

Lo spreco in verità, come ho detto, non c'è stato e come trovata il condiglione così confezionato a pensarci bene può avere una sua ragione d'essere, al di là di ogni esagerazione tipica del Clan XXX.

Proviamo a capirne l'utilità. Può servire a rafforzare il carattere ? L'esploratore sorride e canta nelle avversità..., ma se le avversità non ci sono almeno per allenamento bisogna crearle. Serve a imparare a non fare gli schizzinosi davanti a cose che non piacciono ma che è importante farsele piacere ? Può essere. A quanti capita infatti proprio questo. Provate a immaginare, per esempio, cosa mangiano molti poveracci che non avendo alternative si nutrono di ciò che trovano nei rifiuti o dei resti delle cucine di certi ristoranti.

E quindi, in fondo, 'sto condiglione può essere considerato un buon allenamento a saper stringere i denti quando occorre e anche un esercizio propedeutico alla condivisione. Che ve ne pare ? La lasciate passare ?

 

 

 
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