Ancora ricordi di Emilio

I ricordi di Emilio continuano. Dopo aver ricordato i maestri  (Vedi la sezione Maestri ) ora ci parla di personalissimi episodi condivisi con Pier Luigi...

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Accanto a queste figure di assistenti (vedi la sezione Maestri) i ricordi relativi a Pierluigi sono ricchi e numerosi e si mantengono sempre costanti nel tempo, malgrado il suo inesorabile trascorrere.

 Al di là di quanto ricordato anche da altri, preferisco comunque ricorrere ad alcuni ricordi del tutto personali ed esclusivi, oltre a quelli condivisi anche con altri.

 Ricordo in tal modo, e con particolare vivezza, quando Pierluigi, grande conoscitore di motori e provetto guidatore di auto, pensò di partecipare con la sua auto, e cioè con una Giulietta Alfa Romeo, ad una gara di rally  e più precisamente al Rally di Sanremo, chiedendomi di assisterlo in tale impresa come navigatore.

Pier Luigi pilota ed Emilio  navigatore

 Questo è il timbro sul retro della foto

 

 

 

 

Neppure lui sapeva quale fosse precisamente il compito del navigatore e tanto meno lo sapevo io: malgrado ciò accettai con entusiasmo la sua proposta, lieto di essere al suo fianco in un’impresa così avventurosa..

 Ricordo peraltro che, mentre gli habitué di questo genere di gare si erano preparati scrupolosamente, sia per quanto riguarda la specifica messa a punto dell’autovettura, sia andando svariate volte sul percorso e, addirittura, tracciando sull’asfalto strani segnali per identificare i vari punti in cui occorreva cambiare le marce e affrontare correttamente le curve del tracciato, peraltro molto tortuoso, noi partimmo direttamente per la gara, cercando di supplire con l’entusiasmo alla difettosa preparazione: il nostro risultato fu in realtà poco soddisfacente sotto il profilo agonistico, ma molto entusiasmante sotto il profilo del divertimento.

Ricordo in particolare che ad un certo punto del percorso fui costretto a chiedere a Pierluigi di fermarsi, in quanto,  tenendo la testa abbassata sulle ginocchia e gli occhi fissi sulle carte geografiche del percorso della gara e sui fogli che indicavano tratto per tratto le velocità da tenere nelle porzioni del tragitto a velocità controllata, mi si rivoltò lo stomaco, rendendo inevitabile una sosta forzata per rimediare all’inconveniente.

 Sfruttando l’esperienza e la conoscenza di Pierluigi in materia di auto e di motori (non dimentichiamo che durante l’estate lavorava come meccanico in un’officina di riparazioni per aumentare la sua conoscenza e la sua competenza in materia), quando mi si presentò l’opportunità di acquistare un’autovettura lo pregai di accompagnarmi in un salone dove pensavo di riuscire a trovare un’auto usata su cui mettere in pratica le lezioni di guida.

 Ovviamente non si tirò indietro, e fu così che, grazie anche ai suoi consigli ed alle verifiche da lui effettuate, divenni proprietario di una 500 sport, completamente bianca, ma dotata sulle fiancate di vistose fasce rosse che le conferivano un tono particolarmente aggressivo e sportivo, malgrado la modesta cilindrata.

 Pierluigi mi accompagnò su quell’auto in molti viaggi per insegnarmi quei trucchi di guida che nelle autoscuole non vengono insegnati e che ancora oggi mi trascino dietro, essendo totalmente incapace di scalare una marcia senza fare la “doppietta”.

 Con Pierluigi ho vissuto anche l’esperienza di Lourdes, già ricordata in tutti i suoi dettagli e nelle sue emozioni nella pubblicazione dedicata al suo ricordo: partecipammo al Pellegrinaggio Unitalsi provando inizialmente molta delusione rispetto alle aspettative, vedendo cose poco edificanti di pura e semplice commercializzazione, ma modificando totalmente le prime impressioni a seguito del contatto con i malati ed all’immersione nelle situazioni  di cui molti di essi  erano allo stesso tempo protagonisti e testimoni.

 I miei ricordi relativi a Pierluigi sono però rimasti particolarmente legati  all’estate del 1962 in quanto avevamo deciso con lui e con Adriano di trascorrere una settimana di vacanza in Val di Fassa, nel rifugio gestito dal Touring Club Italiano all’interno del gruppo del Catinaccio e più precisamente sotto i Denti di Terrarossa.

 Eravamo molto entusiasti di questa decisione, ma un improvviso ed imprevisto impegno famigliare costrinse Pierluigi a rinunciare al viaggio, cosicché partimmo solo io e Adriano affrontando il viaggio verso le Dolomiti sulla 500 da poco acquistata.

 Mentre godevamo i panorami delle Dolomiti, compreso quello dalla cima più alta della Marmolada, scalata a piedi, o dalla Forcella del Sassolungo, prima di scendere verso l’Alpe di Siusi e riprendere la strada verso il nostro rifugio, o sotto le Torri del Vajolet, ci ripetevamo spesso che Pierluigi sarebbe stato felice di essere con noi ed Adriano scattava innumerevoli fotografie, sia per conservare memoria del viaggio, sia per poter mostrare a Pierluigi, al ritorno a Genova, le imprese compiute in sua assenza e quello che i nostri occhi avevano visto.

 Fu così che con Adriano ci recammo una sera ai Certosini di Voltaggio per far vedere a Pierluigi le fotografie scattate non solo in montagna, ma anche nel viaggio di ritorno a Genova, costellato di numerose soste a Cittadella, a Bassano del Grappa, a Verona: la serata fu molto piacevole e, inconsapevoli di quanto sarebbe successo il giorno dopo, ci ripromettemmo di rivederci dopo pochi giorni.

 Purtroppo, però, rientrando ai Certosini da Arquata Scrivia, dove Pierluigi aveva molti amici, tra cui anche Silvio (detto il Pellegro),  tanto diverso da lui, ma con cui aveva un rapporto di amicizia assolutamente fraterna, accadde ciò che nessuno aveva previsto e nessuno poteva prevedere.

La strada che. dopo la galleria di valico, scende verso Gavi aveva allora un tracciato molto diverso da quello attuale: rimane comunque inspiegabile (e tale resterà per sempre) il motivo per cui Pierluigi, esperto guidatore di moto e grande conoscitore della zona, sia finito con la moto nel fossato parallelo alla strada.

 Il fatto di essere stati tra gli ultimi amici a vederlo e a parlargli non potrà in alcun modo consolarci della sua perdita, anche se attualmente egli sarebbe come noi un anziano pensionato con vari nipoti..