La seconda Carta di Clan

Terminato il servizio di Capo Clan da parte di Alfredo Costa si può dire sia terminato il primo periodo di vita del 30° (circa 20 anni). Quello dei Capi Clan che avevano conosciuto i "fondatori" e ne erano stati formati. 

Subentrano nella direzione di Clan prima Ugo" Bull" Salmona, elemento di transizione fra le "generazioni" e poi  i "giovani", quelli che noi vecchi ricordavamo Lupetti. Diventano Capi Clan prima Gian Paolo Guelfi e poi Sebastiano Geraci.
In quel periodo (1964) si sente l'esigenza di una nuova Carta di Clan. Riccarda, la moglie di Seba, l'ha trovata e l'ha data a Enzo Campodonico...

Ne inseriamo la copertina originale, il testo completo e alcune pagine originali.Per le firme si rimanda al solito alla parte riservata del Sito.

CLAN DELLA TORTILLA
CARTA DI CLAN

 La vita religiosa

Il rover del Clan della Tortilla tende a realizzare in se un cristianesimo sempre più profondo; tende ad accrescere la sua cultura religiosa, sforzandosi di interiorizzarla, viverla misticamente, tradurla in pratica sul piano etico secondo il comandamento dell’amore.

A)     Si sforza di conoscere le verità fondamentali della religione cattolica attraverso lo studio dei suoi testi, sia dal punto di vista critico-storico, sia da quello più propriamente dottrinale.

B)     Coltiva la sua vita interiore come incontro con Dio nel corpo mistico di Cristo; si sforza di giungere a riconoscere la posizione di Cristo, capo del Corpo Mistico, e di Maria, madre Sua e Corredentrice del genere umano.

C)     E’ profondante conscio di essere membro del Corpo Mistico, ne conosce la dottrina, ne pratica la preghiera liturgica, conosce l’importanza dei Sacramenti e li pratica assiduamente; segue con diligenza ed amore la vita e i problemi della Chiesa e della cristianità: vede Cristo in tutti i fratelli e si sforza di servirli.

D)    Cura la propria evoluzione spirituale e morale controllandole per mezzo di frequenti e leali esami di coscienza e per mezzo della direzione spirituale.

                  

 

Il rover e la vocazione

    Il rover sa di dover scegliere il proprio stato in base alla sua personale vocazione.

   Sa che Cristo ha detto “non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” ed é conscio del fatto che, per essere pronti a ricevere la vocazione, é necessario vivere in un clima perenne di collegamento con Dio.

   Conosce e vive profondamente l’inserimento di ogni singola azione nel piano provvidenziale tracciato da Dio dall’eternità; sa pertanto che ogni attimo di vita deve essere vissuto nel migliore dei modi possibili, appunto come risposta ad una perenne e continua vocazione.

   Concepisce in questo quadro lo scoutismo e i suoi metodi come strumenti capaci di fornirgli la forza di scegliere la via giusta, per quanto possa essere ardua.

   Conosce il valore della vita sacerdotale e religiosa; ne riconosce la oggettiva superiorità su quella laicale.

   Conosce il valore della vita laicale cristianamente intesa; si pone i problemi inerenti alla famiglia che potrà avere, e si prepara a risolverli educando il proprio atteggiamento e approfondendo lo studio scientifico di essi.

   Imposta con serietà e serenità i suoi rapporti con le ragazze; rispetta profondamente il mistero della vita, inserendolo nell’armonico insieme del creato come uno dei momenti fondamentali della collaborazione tra Dio e uomo.

 

Il rover e la professione

 Il rover vede la professione come impiego di talenti a lui affidati, per il servizio di Cristo e dei fratelli; si pone il problema della scelta della professione considerando i seguenti criteri:

  1        tendenza personale

  2        necessità attuali e soprattutto future in rapporto alla famiglia

  3        possibilità di servire attraverso la professione.

E’ conscio della necessità di possedere:

   Competenza: il rover si impegna, prima negli studi, poi nella professione, ad aumentare le proprie cognizioni ed a raggiungere una più profonda competenza professionale, perché sa che la comunità attende molto da lui.

   Senso di onestà, nel poco e nel tanto.

   Senso di servizio: il rover concepisce la professione non come mezzo per realizzare il massimo profitto ad ogni costo, ma annette ad essa una precisa funzione sociale e la pratica in spirito di amore e di servizio.

   Senso di comunità: il rover sente viva la comunità nell’ambito della quale pratica la sua professione; è animato da spirito di solidarietà e possibilmente partecipa in maniera ttiva alle organizzazioni di categoria; comprende le esigenza delle altre categorie di professionisti e di lavoratori.

   Conoscenza sicura dei problemi di ordine morale e sociale connessi con la sua professione.

 

 Il rover e il servizio

 Il rover vede il Servizio del prossimo come scopo della sua vita; si impegna perciò costantemente a migliorare le sue capacità in questo campo. 

Il rover vive la sua vita familiare, di studio, di lavoro in spirito di servizio; deve però sentirsi ugualmente impegnato nell’effettivo compimento di un servizio, distinto dalla sua propria attività professionale. Il Clan valuta al momento della Partenza, lo spirito di servizio e l’effettivo impegno del rover.

Il Clan, considerando da un lato l’altissimo valore educativo del servizio nell’Asci, dall’altro la valida funzione sociale di questo, giudica tale servizio il più indicato nell’età rover.

Il clan ritiene però che le prospettive si servizio per un rover non si debbano esaurire nel servizio associativo e si riserva la scelta dei tempi e dei modi per indicare una diversa forma di servizio a quei rovers per i quali lo riterrà più opportuno.

In questo spirito indica come auspicabile la possibilità di una rotazione di rovers che prestano servizio in associazione.

 

Il rover e il Mondo Sociale

Il rover è conscio di essere membro della comunità sociale sia sotto il profilo naturale, sia sotto quello soprannaturale, in quanto vede l’umanità come Popolo di Dio e riconosce Cristo in tutti i suoi fratelli. Si accosta perciò al mondo sociale in maniera metodica, secondo il dettato dell’Enciclica “Mater et Magistra” attraverso i tre momenti:

            -  conoscenza dei problemi

            -  giudizio ragionato su di essi

            -  presenza operativa coerente alle conclusioni tratte

Vede in questa prospettiva le possibilità di servizio sociale che gli si presentano, sia assistenziale, sia politico, sia sindacale, sia associativo di categoria; regola la misura del suo impegno secondo le proprie possibilità riferite alla scala di valori che ha posto a regola della sua vita.

Si pone dinanzi a questi problemi avendo ben presenti i principi della Dottrina Sociale Cristiana, che deve sentirsi impegnato a conoscere e praticare; sa distinguere nei documenti ufficiali della Chiesa  ciò che è valido come principio perenne e immutabile da ciò che è invece contingente e perciò mutabile con il mutare delle situazioni.

In particolare ritiene fondamentali il principio di persona e quello di sussidiarietà.

Vive questi problemi nell’amore di Cristo, della Chiesa e dei fratelli.

 

Il rover del Clan della Tortilla

 Il clan ritiene dover vedere nel rover che si accinge alla partenza alcune qualità sviluppate in modo particolare; ciò perché tali qualità sono ritenute necessarie in un Rover Scout, e secondariamente perché si è tradizionalmente ispirata la vita della comunità della Tortilla.

  1        Il rover della Tortilla giudica primaria l’importanza del problema educativo, perché sa che allo scopo di ottenere la salvezza di ognuno ed il progresso della comunità è necessario un miglioramento personale. Orienta per quanto è possibile le sue scelte di servizio in questo senso e trasferisce in ogni rapporto umano tale impegno educativo.

  2        Il rover si impegna a realizzare pienamente il quarto articolo della legge scout, quale mezzo per concretizzare il comandamento dell’Amore. Riconosce che una vera fraternità non può nascere che nella semplicità, nella lealtà e nella disponibilità a donarsi.

  3         Vede nella vita all’aperto uno degli strumenti principali di autoeducazione ai valori proposti dallo scoutismo “senso della natura creata da Dio, del sacrifico, dell’efficienza personale per poter servire meglio il prossimo”; si pone l’impegno di praticare quanto più possibile la vita all’aperto, anche quando non sarà più collegato all’Associazione.

   Eccone due pagine originali .