Ancora su Don Andrea Gallo: 50 anni fa al Carmine
Carissimi,
ricevo da Andrea Montanari questa riflessione in occasione (anche) dell’anniversario della morte di Don Gallo  (22 maggio 2013) e ve la trasmetto volentieri perchè Don Andrea ha giocato un ruolo importante anche nel nostro 30° come Baloo del Branco Liana Gigante e Assistente del Reparto Abuna Messias e poi del Noviziato del 26°a partire dal 1969. Sul sito poi troverete i commenti di Mauro Rovida e di Antonio Del Vita.
Enrico Rovida
 
La lettera di Andrea ha suscitato ricordi mai sopiti in alcuni di noi.......Perché, come abbiamo detto nella home page
 
... il sito è tante cose: storia, memoria, condivisione, legame, luogo di incontro, testimonianza di valori, strumento (per me lo è stato e mi ha dato tanto, compresa una nuova consapevolezza di cosa è stata la nostra gioventù e di come lo scoutismo abbia contato nella mia vita). Aggiunge la possibilità di rinsaldare legami e di aiutare gli altri a rinsaldarli, crea nuove occasioni per lavorare insieme.....
 
 
 
Genova, 21 maggio 2020

Cari amici,
Cinquanta anni fa eravamo dei giovani che rimanevano colpiti dalle decisioni della Curia genovese che riguardavano  la preclusione a Don Andrea dell'opera di evangelizzazione tentata da quattro anni nel quartiere del Carmine, la mia parrocchia e quella di alcuni di voi. Un'opera che  noi, attivi nello scoutismo, avevano seguito con interesse ed impegno personale. Don Andrea si rivolgeva ad ambienti e mentalità che erano molto diverse da quelli in cui eravamo cresciuti; persone ai margini, lavoratori portuali, frequentatori di osterie ancora di vecchio stampo, famiglie di povertà profonda che abitavano nel quadrangolo Vico Fragola e Zucchero-Salita Carbonara- Salita Negrone Durazzo e la piazza; case in buona parte di proprietà dell'opera Negrone Durazzo Brignole Sale che, riscuotendo gli affitti di quelle abitazioni indegne, permettevano la sopravvivenza della scuola che anche io, bambino di famiglia modesta borghese, avevo frequantato assieme ai bambini poveri del quartiere. Questo era un principio importante della gestione della scuola, fatta per i poveri ma che consentiva il mescolarsi di diversi strati sociali. Erano stati miei compagni di classe Giampaolo Guelfi, poi psichiatra allievo di Basaglia, e Sandro Nosengo, professionista che fu assessore nella giunta Sansa. Molto meno giusto che la sopravvivenza venisse dagli affitti di povera gente; ma veniva anche dal reddito di collegi lussuosi in Lombardia frequentati, questi, solo da chi poteva pagare rette principesche.
Don Andrea ci insegnò moltissimo in quei quattro anni. Nel suo modo a volte brusco e impellente, ma soprattutto con la sua umanità che percepivamo calda e dirompente, che si faceva perdonare alcuni estremismi o atteggiamenti a cui noi, provenienti da un mondo diverso, non ci sentivamo di dare completa adesione, anche se condividevamo il dissenso con un mondo civile e religioso che confinava i poveri in una zona sociale in cui potevano essere oggetto di carità ma non accampare diritti. Ci sembrò giusto e bello impegnarci per la promozione dei diritti dei bambini di famiglie disagiate, che venivano visitati da Roberta Reami, Daniela Cappuccino, Marta Costaguta e organizzati in squadra di calcio da Antonio Del Vita, Sandro Carena, Stefano Mainero; veniva tenuta una scuola di maglia da Luisa Pescetto, Renata Bianchi ed altre; avevamo affittato tassandoci  un piccolo alloggio come sede, in salita San Bartolomeo 1, per tenere corsi e riunioni del gruppo giovanile, un gruppo laico ma aperto a tutti in una prospettiva non confessionale, come desiderava don Andrea e di cui eravamo convinti. Enrico Rovida, Corrado Alfano , Antonio ed io eravamo gli "anziani" che più tenevano i collegamenti con don Andrea, e un "giovane " Massimo Terrile. Erano gli anni dell'Isolotto a Firenze, di don Milani a Barbiana, e anche noi sentivamo che un mondo stratificato e compresso non poteva diventare terreno per il Regno di Dio, che è speranza anche per i non credenti, perchè è qui con noi tutti.
 Mi piacerebbe , nel ricordare quei momenti, che i mezzi di comunicazione si ricordassero di questi cinquanta anni passati dallla nostra protesta del giugno e luglio 1970. Ormai vecchi, noi (io per lo meno) non siamo affatto certi di vaer mantenuto l'impegno di lasciare un mondo un po' migliore di quello che abbiamo trovato. Ma, dice un proverbio in cui credo, fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. In questi anni qualcosa è cresciuto, e come dice Isaia,  non ce ne accorgiamo. Non cessi l'impegno anche di noi vecchi di essere, nella nostra modestia e indegnità, un po' luce per il mondo e sale delle terra.
Un abbraccio
Andrea , con Renata

Lo scritto di Andrea  ha suscitato i ricordi di Mauro Rovida che scrive:
 
Caro Andrea,
Grazie della Tua mail che mi ha fatto ritornare sulla scalinata di salita dell’Olivella, alle riunioni del gruppo, alle messe di Domenica a mezzogiorno celebrate da don Andrea, alle riunioni a S.Camillo, le messe a San Benedetto  ecc ricordi che sono riemersi freschi direi indelebili vista l’intensità e l’entusiasmo con cui li abbiamo vissuti. Non sembra che siano passati 50 anni!!! Mezzo secolo non è possibile ... sarà passato solo qualche anno .. eppure i numeri non mentono.
Un abbraccio virtuale a tutti!

Mauro Rovida
 
e quelli di Antonio del Vita:
 
Carissimi tutti, sono passati proprio tutti questi anni, ma ricordo ancora molti dettagli degli incontri del martedì sera, dei diversi incarichi e lavori svolti da ognuno di noi con impegno  e di quanto il Don ci ha trasferito.
Il ricordo va anche a coloro che ci hanno prematuramente lasciati in quel tragico incidente notturno; Corrado, Stefano e Franco.
A Corrado mi legava una profonda amicizia iniziata sui banchi della prima elementare e durata ininterrottamente per tutto il periodo scout, per i viaggi e le vacanze extra fino a tutto il periodo di frequentazione del gruppo.
Ricambio con tutti un caloroso abbraccio.
Antonio
 
 
Anche Roberto Ravazzolo aggiunge i suoi:
 
Carissimi,
ringrazio Andrea per aver ricordato quegli anni per me indimenticabili. Don Gallo è stato assistente, dopo un altro indimenticabile, Padre Lucio, del reparto Abuna Messias quando io ero capo reparto e ha portato nello scoutismo la sua ventata di impegno cristiano non convenzionale e travolgente. Ha anche realizzato la contaminazione tra scoutismo e movimento di quartiere (quante riunioni nell'appartamentino nella salita di cui parla Andrea) quando iniziava un periodo caldo della storia italiana. Con Don Gallo abbiamo dormito insieme in tenda, a differenza di Padre Lucio che nei campi estivi aveva la sua tendina, e lui mi ricordava che, quando si andava a dormire, si avviava di solito qualche conversazione e io regolarmente mi addormentavo. Pensandoci ritornano alla mente tantissimi episodi. Ciao Don Gallo, un saluto da quaggiù.
Un caro saluto a tutti
Roberto