La Rinascita e il Cambiamento |
In occasione della morte di Piero Stagno, scout del 3° e buon amico del 30°, Capo, ultimo Commissario Regionale ASCI negli anni ’60 e poi consigliere Comunale di Genova e consigliere Nazionale AGESCI, abbiamo ricevuto due documenti che pubblichiamo. Uno parla delle Aquile Randagie, lo scoutismo clandestino milanese e l’altro è un documento preparato per il nuovo assetto dello scoutismo italiano. La ragione di questi scritti che pubblichiamo è quella di ricordare Piero in due momenti della sua vita scout: il primo perché dobbiamo a Piero la dedicazione, nel 2011, di un giardinetto di Terralba (quartiere di Genova) alle Aquile Randagie dopo che, 30 anni prima, era stato l’anima della dedicazione a Sir Robert Baden Powell di una strada cittadina (per i genovesi, a Sampierdarena in cima a Corso Martinetti) Il secondo perché è parte dei documenti costitutivi dell’AGESCI alla cui stesura partecipò. C’è pero un'altra ragione. Questo sito riguardala la vita del 30° dalla rinascita dopo il fascismo (sei mesi dopo la Liberazione, il 1° novembre 1945, il 30° risulta censito) alla cessazione dell’ASCI (metà degli anni ’70). Si può ben dire che ciò che riguarda il 30° descritto nel sito vive tra l’uno e l’altro dei due momenti. Ecco perché citiamo i due documenti come”La Rinascita” e “Il Cambiamento” LA RINASCITA -LE AQUILE RANDAGIE Questa volta ricorderò una vicenda avvenuta molti anni fa e abbastanza sconosciuta, anche se ha avuto una parte non piccola nella storia della gioventù italiana ai tempi del fascismo. Come tutti sanno, il fascismo era andato al potere nel 1922, secondo le regole dell'epoca, ma era uscito dalla legittimità democratica fra il 1923 ed il 1927 (basti ricordare il 23 agosto 1923 l'assassinio di Don Minzoni, parroco di Argenta e fondatore del gruppo scout locale); nell'aprile 1926 approvò le leggi "fascistissime", con cui erano sciolti i riparti scout nei centri con meno di 15.000 abitanti. Il Papa Pio XI, cui premeva salvare l'azione Cattolica, sacrificò l'ASCI ed il 25 gennaio 1928 sciolse l'ASCI, citando il Re Davide ("se dobbiamo morire sia per mano vostra, o Signore, piuttosto che per mano degli uomini"); su disposizione del Commissariato Centrale fu stabilito che l'ASCI avrebbe cessato le sue attività ed il 22 aprile in Duomo a Milano, alla presenza del Cardinale (e lo stesso successe in tutta Italia), furono deposte sull'altare le fiamme dei riparti, ma lo stesso giorno un lupetto Essi si chiamarono aquile randagie e ciascuno scelse un totem (altri direbbero nome di battaglia), per confondere le idee ai fascisti, facendo anche un complicato sistema di comunicazioni (uso dell'alfabeto Morse, certe colonne usate come caselle postali etc.) Da allora ogni domenica ci fu un'uscita con i campi estivo ed invernale, il tutto in perfetta divisa (i ragazzi partivano da casa con la divisa nello zaino e poi se la mettevano fuori città) ed applicando integralmente il metodo e la legge scout: è da notare che furono dei ragazzi a dire no al fascismo, il più vecchio era Kelly che nel 1928 aveva 24 anni; i fascisti tentarono di infiltrarsi, ma furono sempre depistati. Baden si laureò in filosofia nel 1935 e alla discussione della tesi non indossò la camicia nera, come era obbligatorio; nel corso della festa di laurea annunciò la sua entrata in seminario. Fu avviata anche un'attività internazionale e nel 1933 5 Aquile randagie parteciparono al Jamboree di Gödöllo in Ungheria dove incontrarono Baden Powell. Nel 1936 Kelly, nel corso di un pellegrinaggio di scout stranieri a Lourdes, fa voto di condurne uno ufficiale dell'ASCI dopo la rinascita; il voto fu sciolto da oltre 400 scout ASCI nel 1954. Nel 1937 le aquile Randagie parteciparono (nel gruppo di scout della Corsica) al Jamboree di Vogelenzang in Olanda, dove Kelly, Baden e Cicca (Vittorio, fratello di Baden) furono ricevuti ufficialmente da Baden Powell come delegazione italiana e B.P. concesse a Kelly l'investitura di Capo Campo (DCC), quindi con la possibilità di formare altri capi riconosciuti dallo scautismo Con lo scoppio della guerra tutto si complica ancora di più e Baden chiede consiglio a Monsignor Montini (che era già nella segreteria di Stato), il quale gli dice che "conviene" continuare a conservare il metodo e lo spirito dello Scautismo, pur nei pericoli della vita clandestina, nella prospettiva del futuro, quando avrebbero contribuito validamente al rinnovamento del mondo giovanile. Con la guerra molte aquile randagie vanno al fronte e lo scambio di corrispondenza insospettisce la censura; il risultato, il 4 ottobre 1942, è una selvaggia aggressione a Kelly (tre costole rotte, commozione cerebrale, frattura della clavicola sinistra e perdita dell'udito da un orecchio). La mattina del 26 luglio 1943 la notizia della caduta del fascismo raggiunge le aquile randagie mentre erano a Messa al campo di Colico (dove ora è il campo scuola nazionale, che è intitolato a Kelly), ma la gioia dura poco, arriva l'8 settembre e le aquile randagie fondano l'OSCAR (Opera Scautistica Cattolica Assistenza Rifugiati), la cui attività consiste nell'assistenza all'espatrio in Svizzera (attraverso la sperduta Val Codera, che era il loro principale territorio di attività) di ebrei, renitenti alla leva e ricercati politici, con documenti falsi e quanto era necessario; oltre alle attività dell'Oscar le aquile randagie continuarono la normale attività scoutistica (uscite e campi); l'Oscar fece 2166 espatri clandestini, 500 preallarmi e 3000 documenti Al termine della guerra l'Azione Cattolica aveva l'intenzione di fare dell'ASCI una propria sezione, il che fece sollevare le aquile randagie che avevano pagato di persona per continuare ideale e metodo; attraverso "persone influenti" (si capisce che si tratti di Mons. Montini), Baden ottiene che l'indipendenza dell'ASCI sia riconosciuta. Fatto questo racconto, forse arido, resta da chiedersi quali furono i fattori che permisero il miracolo di uno dei pochi, forse l'unico gruppo cattolico che visse il fascismo in clandestinità: la personalità di Kelly, Baden ed il fratello Vittorio, certo, ma un ruolo fondamentale ebbero la fedeltà al metodo ed alla legge scout, quindi la vita all'aperto ed una forte vita spirituale (prima delle uscite ed anche durante la settimana c'era la Messa). Anche grazie a loro l'ASCI è rimasta e, come dice il canto delle aquile randagie (Col cappellone e un giglio d'or"), anche noi possiamo dire oggi "l'ASCI un bel giorno il cuore ci rapì". Questa nota è soprattutto un omaggio alla memoria di Kelly (fu sepolto in Nota: le notizie storiche sono tratte da libro "le aquile randagie"
Canto delle Aquile Randagie Col cappellone e un giglio d’or sempre restiamo esplorator, se l’ASCI è sciolta non morirem, con voce franca cantiamo insiem: Rit. L’esploratore tenace resterà e la Promessa sua non tradirà ma forte ancor, fedele ognor all’ideale che non muor. L’ASCI un bel giorno il cuore ci rapì e tanta gioia ci donò così che se un bel dì l’ASCI risorgerà tutti compatti ci troverà. Su per i monti lieti saliam In faccia al sole l’urlo lanciam Dall’alte cime si leverà Il nostro canto che ancor dirà: Rit. Quando quell’ora udrem suonar che l’ASCI ancora potrà marciar gigliate fiamme, vecchi guidon sventoleranno fra le canzon: Rit.
Il CAMBIAMENTO - LA NASCITA DELL’AGESCI La nascita dell’AGESCI, avvenuta nel 1974, va inquadrata nel vissuto dello scautismo delle due associazioni e nel periodo storico in cui avvenne. Anzitutto va ricordato che le due associazioni erano state per circa trent’anni rigidamente separate (non ricordo alcuna attività fatta in comune), ma erano in realtà vicinissime per la condivisione degli ideali scout, come è testimoniato dal fatto che forse la maggioranza di quelli che avevano raggiunto una posizione di responsabilità nella propria associazione poi avevano sposato una guida o uno scout. Nel corso degli anni ’60 l’ASCI, dopo un dibattito durato vari anni, aveva approvato l’inserimento di ragazze nella guida dei branchi (le cheftaines), il che naturalmente ci aveva fatto chiedere se non si poteva fare un altro passo, tanto che, mi pare nel’69, Antonio Albites ed io proponemmo di porre all’ordine del giorno del Consiglio Generale un punto che diceva “rapporti con l’AGI”. Attorno a noi, nel frattempo era scoppiato il ’68, il cui significato era riassunto nello slogan “contestazione globale” cioè tutto quello che era stato creduto fino ad allora, in tutti i campi, era sbagliato, bisognava fare tabula rasa e ricominciare daccapo. Naturalmente il ’68 investì anche tutte le associazioni (non solo ASCI ed AGI) e l’Azione cattolica ne fu travolta. L’ASCI diede una risposta col Patto associativo del 1970, che in buona sostanza trovò una sintesi nella consapevolezza che era necessario mantenere i cardini ideali e metodologici (quelli di B.P.), aprendosi però di più alle tensioni del mondo giovanile ed alla realtà, anche politica, attorno a noi, ma mantenendo ben fermo il concetto che la prospettiva cristiana ed educativa era assolutamente prioritaria: a posteriori mi pare di poter dire che il Patto associativo fu lo scudo che permise all’ASCI di procedere senza subire la sorte dell’Azione cattolica. L’AGI (che non fece il patto associativo) subì di più l’influsso del ’68 e quindi si radicalizzò, assai più dell’ASCI (sono mie impressioni). In questo quadro iniziarono i contatti fra le due associazioni (inizialmente a livello Commissariati Centrali), per poi tenere due Consigli Generali congiunti nel 1972 e 1973, per studiare e, se ritenuta utile, preparare la fusione. La mozione conclusiva dei Consigli Generali congiunti 1973 diceva, fra l’altro,“…i consigli generali AGI ed ASCI … prendono coscienza del fatto che esiste per loro un’identica prospettiva educativa... e decidono che la fusione finale delle Associazioni dovrà essere proposta in occasione del Consiglio Generale unificato 1974”; seguirono poi documenti di commissioni sulle motivazioni (risposta alle attuali esigenze del mondo giovanile, identica prospettiva educativa, comune matrice metodologica), i Commissariati, la stampa, Formazione capi, Pattuglie nazionali e regionali congiunte, le unità educative (miste o parallele); fu anche approvato un sistema di ponderazione del numero dei voti, in modo che esso fosse uguale fra le due associazioni (l’ASCI era più numerosa, quindi aveva più consiglieri generali). Il Consiglio Generale congiunto AGI-ASCI si tenne dal 3 al 5 maggio 1974 alla Domus Mariae e ad esso parteciparono per la Liguria: AGI Cristina Gasperoni, Don Luigi Berlingeri, Linda Malerba, Graziella Boero, Mariuccia Romano, ASCI Sandro Badino, Don Franco Anfossi, Piero Stagno, Guido Garri, Remo Burlando, Giampiero Bonabello, Emilio De Lucchi, Sandro Ricaldone, Elpidio Caroni; capo Guida era Mariella Spaini e Capo Scout era Bruno Tonin. Il 3 maggio fu occupato dalle relazioni dei Centrali sul- l’anno trascorso, mentre il dibattito sulla fusione entrò nel vivo la mattina del 4, che iniziò con il canto “le tue mani sono piene di fiori”, a due cori (femminile “fratello mio” e maschile “sorella mia”), che divenne l’inno del Consiglio Generale; si discusse tutto il giorno con Messa alle 19.00 riprendendo dopo cena; la mozione di fusione fu infine messa in votazione di fusione e dopo la messa; alle 23.50 si procede alla votazione che dà i seguenti risultati: ASCI 149 votanti, 114 favorevoli, 28 contrari, 7 astenuti; AGI 87 votanti 86 favorevoli, 1 contrario; furono poi costituite due commissioni per Statuto e Patto Associativo, che iniziarono immediatamente i loro lavori. I voti contrari ASCI, espressi da capi di grande prestigio, di cui si fece interprete Fulvio Janovitz, esprimevano un avvertimento contro la decadenza metodologica (nella vita all’aperto, nello stile, nella fedeltà all’insegnamento di BP) e il timore che le frange estremistiche (numerose nell’AGI, assai meno nell’ASCI) prendessero il sopravvento. Nella commissione del Patto associativo lavorammo tutta la notte (come già nel 1970 per l’ASCI, quando finimmo era già chiaro) e ribadimmo, in buona sostanza, l’impostazione del 1970 con una chiara conferma della scelta scout (autoeducazione, il capo fornisce mezzi ed occasione di scelte, vita di gruppo e dimensione comunitaria, coeducazione, vita all’aperto, gioco, servizio), della scelta cristiana (vissuta in comunità, nell’ascolto della parola di Dio e nella preghiera eucaristica, informando la vita al servizio, come espressione concreta della carità), della scelta politica (superamento dell’individualismo, educazione alla libertà, impegno della scelta educativa in senso alternativo a modelli di comportamento che strumentalizzano la persona, rifiuto della violenza palese ed occulta). Il 5 maggio furono approvati il nuovo Statuto, il regolamento del Consiglio Generale, il Patto associativo (questo per un anno, con approvazione definitiva rimandata al Consiglio Generale 1975) ed eletto il nuovo Commissariato Centrale; il consiglio generale terminò alle 15.30. Piero Stagno
(da Scautismo in Liguria marzo-aprile 2008)
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